L'AVVENTO DEL FASCISMO IN ITALIA
In Italia gli anni del dopoguerra sono caratterizzati da gravi problemi economici, politici e sociali. I liberali, che governano lo Stato fin dai tempi dell'Unità, stentano a guidare il Paese. Nel 1919 nascono i fasci di combattimento per iniziativa di Benito Mussolini, il quale, tra il 1925 e il 1926 dà origine ad una dittatura che durerà fino al 1943.

Questo è l'emblema adottato dal movimento dei fasci che nel 1921 si trasforma in un vero e proprio partito, il Partito nazionale fascista (PFN). Il fascio littorio, un fascio di bastoni legati insieme con una scure, era un simbolo di autorità e giustizia copiato dall'antica Roma. Al movimento fascista, patriottico e nazionalista, aderirono persone di diverse idee e esperienze: ex socialisti e sindacalisti rivouzionari divenuti poi sostenitori della guerra, giovani ufficiali ed ex combattenti dei reparti d'assalto (i cosiddetti "arditi") scontenti della pace, i conservatori indignati per la debolezza dei governi liberali nei confronti degli scioperi e delle occupazioni, studenti che non avevano partecipato alla guerra, ma erano desiderosi di azioni forti a favore dell'Italia "mutilata", i futuristi, cioè intellettuali e artisti affascinati dal futuro tecnolgico, dal pericolo e dalla guerra stessa.

Ecco un immagine degli squadristi che si segnalarono soprattutto per le azioni di violenza rivolte contro i socialisti e le organizzazioni di sinistra. Indossavano una divisa militare caratterizzata dalla camicia nera (che si richiamava a quella portata in guerra dagli arditi). A partire dal 1920 i fascisti ebbero l'appoggio dei capitalisti agrari che, soprattutto nella pianura padana, non sopportavano gli scioperi e le rivendicazioni dei braccianti. Gli squadristi, con la camicia nera e il manganello seminavano la paura con le loro spedizioni punitive contro le Camere del lavoro, le sedi di giornali o partiti di sinistra e anche contro i singoli leader sindacali.

In questa immagine si vede come agivano gli squadristi: devastavano le sedi dei partiti socialista e popolare e le sedi delle associazioni dei lavoratori. Come trofei di guerra prendevano bandiere, stemmi, giornali, ritratti per poi bruciarli. Queste aggressioni furono possibili perchè la polizia, i carabinieri e la magistratura chiudevano un occhio: in quegli anni i borghesi avevano paura delle proteste sociali e molti pensavano che i fascisti potessero servire per ristabilire l'ordine.

Ecco una foto di Mussolini che esegue il saluto romano. Come il fascio littorio, anche il saluto romano viene scelto proprio per stabilire un legame con il passato di grandezza dell'antica Roma che, secondo gli intenti di Mussolini, sarebbe dovuta risorgere sotto il suo governo. Il saluto romano, il fascio littorio, l'aquila imperiale diventeranno in breve i segni del nuovo regime e dello stile di vita che il regime vorrà imporre a tutti gli italiani.
Nel 1922, alla fine di ottobre, ritenendo che sia giunto il momento giusto per impadronirsi del potere, il Congresso del partito fascista, riunito a Napoli, decide di chiamare a raccolta tutte le squadre fasciste presenti nel Paese e di farle marciare su Roma. Lungo il loro cammino esse occuparono stazioni ferroviarie e prefetture e il 28 ottobre circa 25.000 squadristi si accamparono alle porte di Roma. Il re Vittorio Emanuele III avrebbe potuto ordinare all'esercito di affrontare i ribelli, ma non volle farlo, perchè il fascismo era sostenuto dalla gran parte della classe dirigente, dagli imprenditori e dai militari. Di fronte al rifiuto del re, il presidente del Consiglio Facta si dimise e il re chiamò Mussolini formare il nuovo governo. In questa foto si vede Mussolini, accompagnato dai suoi luogotenenti, che percorre trionfante le strade della città occupata dalle camicie nere.
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